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Agorà 2025 Un bilancio tra passato, presente e futuro

8. 7. 2025 • Notizie

Autore Steven Stergar

Quando nel 2022, nell’ambito della collaborazione tra il Premio “Sergio Amidei” e il festival Poklon viziji/Omaggio a una visione, i co-curatori della neonata sezione Agorà annunciavano al pubblico la sua prima edizione, lo fecero con l’intento di avvicinarsi e raggiungere l’evento Nova Gorica/Gorizia capitale europea della cultura 2025 individuando e confrontando le possibili ricorsività tra il cinema contemporaneo italiano e sloveno. Giunti ora al traguardo prefissato, è tempo di un breve bilancio. In quella prima edizione del 2022 spettò alle registe Nika Autor e Francesca Mazzoleni confrontarsi su un tema caro a entrambe quale il rapporto tra l’essere umano e il paesaggio, e la sua risemantizzazione attraverso il linguaggio del cinema documentario. Nella seconda del 2023, toccò invece a Hleb Papou ed Erik Valenčič dialogare sull’autodeterminazione che accomuna i protagonisti dei loro film, smontando una serie di pregiudizi culturali e sociali ancora ampiamente diffusi. Nella terza del 2024, infine, fu il turno di Ester Ivakič e Paolo Strippoli, sperimentatori dei codici del tanto latitante cinema di genere, riflettere sulle possibili conseguenze dei rapporti tra individuo e società.

Diversamente, però, da quanto proposto negli anni, questa quarta edizione di Agorà differisce in parte dalle precedenti ospitando, per l’importante occasione del 2025, titoli tra loro differenti per intenzioni, tecniche, linguaggi e tematiche. Una scelta ponderata e motivata dalla volontà dei co-curatori di porre in risalto punti di vista diversi sulla realtà e il mondo che abitiamo. Con questo proposito, si è così scelto di raddoppiare i possibili sguardi, i pensieri e i discorsi accogliendo non più solo due, bensì quattro filmmakers dalla Slovenia e dall’Italia. Un’ulteriore differenza a tale riguardo è data dal legame esplicito con il territorio di confine che accomuna i quattro ospiti. Ana Čigon, Cabiria Lizzi, Neli Maraž e Ajad Noor sono infatti originari di queste zone, esprimendone il vissuto nei loro racconti per immagini. Quattro filmmakers locali per quattro cortometraggi capaci di parlare a un pubblico internazionale.

Catlands (2024) di Ana Čigon è un’allegoria animata dove si raccontano al mondo le vicende di un vicinato abitato da gatti appartenenti a classi sociali contrapposte. Il tema centrale dei confini, e delle implicazioni grottesche e politiche che essi comportano, è affrontato dalla regista bilanciando in modo peculiare la fantasia e le possibilità offerte dal linguaggio animato, con la drammaticità del contenuto trattato. Cabiria Lizzi si muove invece su un sentiero formale opposto. Con In dolce attesa, progetto work-in-progress che scegliamo di presentare per il suo potenziale in avvenire, la regista si confronta con un pregiudizio sociale gradualmente affermatosi nel mondo del lavoro, raccontando la storia di due imprenditrici donne in un settore quasi esclusivamente maschile come quello delle onoranze funebri in Italia. Sul simile tracciato del documentario procede anche Neli Maraž. Il suo Domov k spominu (2016, Back to (Me)mories) è infatti un inno al senso e al valore emotivo delle immagini, raccontato attraverso l’esperienza condivisa di due anziane sorelle unite dal ricordo di memorie del passato solo in parte congelate nelle fotografie di famiglia. L’incontro tra le due diviene al contempo l’innesco narrativo e il momento propizio per ricordare, tramite la parola e il disegno, immagini della loro infanzia via via sbiadite nel tempo. Su un versante diametralmente opposto si trova infine Ajad Noor. Ne Il Mirmecologo (2024), teatro degli orrori dal tono farsesco, il suo interesse per la messa in scena di certi stilemi del cinema di genere è alla base di un racconto kafkiano nel quale le ipocrisie dell’essere umano sono osservate sotto la stessa lente d’ingrandimento che rivela il reale aspetto di esseri apparentemente innocui come le formiche.

Insomma, quattro film tra loro evidentemente distinti e distanti per scelte linguistiche e contenuti che riassumo quanto visto negli ultimi anni, e che offriamo come ideale chiusura di un ciclo con l’augurio di proseguire verso nuovi percorsi chiamati ad avvicinare, in via ulteriore, il cinema contemporaneo dei due Paesi.